Dottor Lorenzo Ponziani

Da cosa dipende la durata di una protesi?

Da cosa dipende la durata di una protesi?

La durata di un impianto protesico dipende dall’usura dei materiali che sono accoppiati tra di loro: nel movimento dell’anca, per esempio, i materiali accoppiati sono la testa posizionata sullo stelo, con l’inserto che si trova dentro la coppa acetabolare. Gli accoppiamenti attualmente in uso sono realizzati con diversi materiali: metallo, ceramica, polietilene (una speciale plastica), metallo ceramizzato ovvero una lega sottoposta a un processo particolare di ossidazione.

“Alcuni accoppiamenti, come il metallo-polietilene, si sono dimostrati non duraturi per la rapida usura del polietilene causata dal metallo ma, soprattutto, perché i detriti del polietilene provocavano un processo infiammatorio che spesso penetrava nell’osso e poteva determinare anche lo scollamento dello stelo della protesi; altre combinazioni come la metallo-metallo hanno dimostrato di provocare il rilascio di ioni che, a loro volta, provocano una reazione nell’organismo detta metallosi locale con la formazione di pseudo tumori da metallosi; la combinazione ceramica-ceramica, invece, ha dimostrato di avere un’usura molto bassa e quindi una lunga durata, anche se non è adatta a pazienti giovani e attivi perché rischia di scheggiarsi e rompersi”.

Nel paziente giovane e attivo, al di sotto dei 50 anni, quando l’intervento di protesi non può più essere rimandato, la scelta dell’impianto protesico è molto importante per la qualità della vita futura. “Questi pazienti pongono domande nuove come tornerò a fare sport, correre, giocare a tennis, cosa che 20 anni fa non chiedevano. Quando un paziente ha delle richieste funzionali importanti è meglio orientarlo verso un tipo di protesi con accoppiamento di materiali che assorbano meglio gli urti e gli sforzi da sovraccarico come può essere una testa in metallo ceramizzato accoppiata con un polietilene di altissima densità. Tale accoppiamento permette di ammortizzare meglio i microtraumi legati all’attività sportiva: così facendo, so che quel paziente potrà andare a giocare a tennis, per lungo tempo” conclude l’esperto.

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